Industria 4.0, l’Italia ci crede di più di tutti

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italiaindustria4punto0_CalendaL’Italia è la nazione europea più fiduciosa e proiettata verso l’industria 4.0. Lo dimostrano le misurazione dell’Economic Sentiment Indicator (Esi)si tratta di un indice che misura il sentiment economico dei paesi appartenenti alla zona euro, elaborato proprio dalla Commissione Europea.

Ma vediamo insieme un pò di numeri, per capire meglio come l’Italia sia riuscita a raggiungere la vetta della classifica. Il nostro Paese è quello che ha registrato il maggiore incremento dell’indice dal 2007 ad oggi: + 3,6% controil +’1,7% della Francia e il – 0,6% della Germania.

Questa ondata di ottimismo è inoltre confermata dai dati elaborati dall’Istat, che hanno registrato un trend positivo nel secondo trimestre del 2017, relativo al fatturato delle attività commerciali in tecnologia e macchinari: la crescita del commercio all’ingrosso di macchinari, attrezzature e forniture è stato del +4,7%, mentre del +4.1% per le apparecchiature ICT.

L’altro aspetto molto positivo che emerge delle analisi, è la fiducia nei confronti dell’industria 4.0 espressa dai cittadini e dalle aziende. Questi due attori economici sono infatti piuttosto ottimisti, anche grazie al piano Calenda. L’impressione per i cittadini e le imprese è che il Piano nazionale, sospinto dal Mise, sia il risultato di una seria e meditata programmazione di politica economica.

In uno scenario di questo tipo, dove i cittadini e gli imprenditori vedono “rosa” rispetto al futuro, gli investimenti dovrebbero subire un’accelerazione già nel breve e medio periodo, e alimentare così il trend di crescita economica intrapreso dall’Italia negli ultimi mesi.

Ma per migliorare ancora questo scenario “luminoso”, l’Italia deve lavorare ancora duramente su due punti di debolezza: infrastrutture e competenze specialistiche. Probabilmente il Governo, con la preziosa collaborazione del Mise, riuscirà (si spera) a mantenere attivi gli incentivi dedicati all’industria 4.0 che sono in scadenza.

Si avranno cosi le condizioni ottimali per rimuovere anche questi due punti di debolezza, e rafforzare il rilancio dell’Italia come potenza industriale a livello europeo e internazionale.

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